Signoraggio: informazione corretta

Fatture false per pagare il pizzo decapitata la cupola di Ficarazzi, Altro che "NERO", ormai il pizzo si FATTURA...

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47born
view post Posted on 5/8/2010, 15:07




Da Repubblica


I carabinieri hanno arrestato otto persone delle famiglie mafiose del paese dell'hinterland palermitano, su richiesta della Dda. Documentato anche il conflitto tra il "reggente" della cosca e un boss emergente. Evitata una possibile faida


Per dissimulare il pagamento del pizzo alcuni imprenditori emettevano regolari fatture, pagando perfino l'Iva, per servizi e forniture mai resi. Lo hanno scoperto i carabinieri del comando provinciale di Palermo che hanno esguito otto provvedimenti cautelari, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, con l'accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento e traffico di stupefacenti.

L'operazione, denominata in codice "Iron man", ha decapitato il vertice delle famiglie mafiose di Ficarazzi, un paese dell'hinterland palermitano. L'indagine ha documentato il conflitto tra il "reggente" della cosca di Ficarazzi e un boss emergente che avrebbe tentato di assumere il controllo del territorio e la gestione del racket delle estorsioni. Un imprenditore che avrebbe cercato di ribellarsi sarebbe stato picchiato selvaggiamente; altri suoi colleghi pagavano invece regolarmente il pizzo, attraverso l'escamotage delle false fatture.

L'operazione dei carabinieri avrebbe evitato una possibile guerra di mafia a Ficarazzi. Giovanni Trapani, 54 anni, indicato come l'attuale reggente della famiglia mafiosa, titolare di una ditta di movimento terra, doveva guardarsi dall'attacco di Atanasio Alcamo, palermitano di 34 anni. Quest'ultimo, secondo gli inquirenti, voleva sfruttare il vuoto di potere provocato dal blitz Perseo. Nel 2008 era infatti stato decapitato anche il vertice della famiglia di Bagheria da cui Ficarazzi dipende. E Alcamo, titolare di due ditte di infissi a Ficarazzi, aveva lanciato l'offensiva.

Ma la scalata di Alcamo ha spezzato equilibri che a Ficarazzi erano consolidati. Gli imprenditori, disorientati, erano costretti a pagare due volte la protezione dei boss. Uno di loro, un costruttore, ha spiegato senza sapere di essere intercettato di avere pagato il pizzo a Trapani con regolare fattura, come se fosse un "normale" costo per l'azienda: "Gran cornuto che è, è venuto due volte a farmi fatture cinquemila e cinquemila levando l'iva ottomila e duecento. Gran cornuto è venuto per Pasqua e gli ho detto non te li ho dati passa a Natale gli ho detto... non te li ho dati diecimila euro?". Ma di recente si era fatto sotto anche Alcamo: "Ora il Ferraro vuole pizzo però ha perso la partenza di qua che gli ho dato questi tremila euro per Pasqua".

Oltre ad Alcamo e Trapani sono finiti in carcere Luca Roberto Ficarra, palermitano di 28 anni, Placido Cacciatore, 36 anni di Ficarazzi, e Giuseppe Berretta, nato a Palermo 42 anni fa. Il giudice per le indagini preliminari ha invece concesso gli arresti domiciliari a Massimo Comparetto, palermitano di 36 anni, Davide Terzo, 27 anni anche lui di Palermo, e Gianni Santospirito, nato a Buffalo negli Usa 34 anni fa.

Gli imprenditori non hanno collaborato alle indagini. Lo ha detto il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci: "Abbiamo deciso di non sentirli nemmeno durante le indagini perchè abbiamo capito che non ne avremmo cavato nulla", ha affermato il magistrato, e ha aggiunto: "Con qesti arresti, gli imprenditori non hanno più alibi per la loro omertà. O parlano, o pagheranno le conseguenze del loro silenzio". De Francisci ha osservato ancora che mentre a Palermo si diffondono la denunce delle vittime di estorsione, "nei paesi la mentalità mafiosa è ancora vincente". Un concetto ribadito dal comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Teo Luzi: "In città vediamo segnali positivi in città, a Ficarazzi no. Nell'hinterland le 'famiglie' sono ancora molto attive, e per controllare il territorio ricorrono a una violenza molto dura. Tuttavia -ha affermato Luzi- sono convinto che con l'apporto delle associazioni antiracket si allargherà ulteriormente la cultura della collaborazione con le forze dell'ordine".
 
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